Come l’ansia di giorno influenza i nostri sogni

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Moltissima ricerca riguardo i sogni si è focalizzata su sognatori con vari disturbi psicologici, trovando molte prove che il malessere durante la veglia influenza le emozioni esperite durante i sogni. Per esempio, il numero di incubi e sogni negativi è più diffuso in persone con ansia, depressione, disturbi del sonno e problemi di comportamenti relativi alla salute. Allo stesso modo, l’introduzione di antidepressivi è correlata a un corrispondente cambiamento nell’esperienza emotiva dei sogni.

Al contrario, la relazione tra contenuti onirici e benessere non è stata sufficientemente affrontata. Come sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il benessere non è semplicemente l’assenza dei sintomi della malattia, dunque non è possibile derivare conclusioni sulla popolazione generale facendo studi unicamente sulla psicopatologia.

Uno studio finnico-svedese ha cercato di colmare questa lacuna investigando la relazione tra esperienza onirica e malessere (per esempio, sintomi depressivi e ansiosi) e benessere (ad esempio, soddisfazione di vita, senso di scopo e crescita personale). Ai partecipanti è stato somministrato per tre settimane un questionario sul benessere. Inoltre è stato chiesto loro di riempire un diario dei sogni in cui riportare ogni mattina al risveglio il contenuto, appunto, dei sogni e le emozioni vissute.

I risultati hanno mostrato che i partecipanti con livelli più elevati di tranquillità mentale hanno riferito più emozioni oniriche positive, mentre quelli con livelli più elevati di ansia hanno riferito più emozioni negative nei loro sogni.

È stato suggerito che la disregolazione emotiva correlata all’ansia abbia alla base le interazioni strutturali e funzionali tra l’amigdala, la corteccia prefrontale mediale e quella cingolata anteriore. Queste regioni sono le stesse particolarmente attive durante la fase REM del sonno, quella in cui sogniamo. L’ipotesi è, quindi, che gli stessi meccanismi psicologici e neurobiologici dell’ansia durante la veglia siano responsabili del vissuto negativo nei sogni.

La cosiddetta “pace mentale” è uno stato di armonia e benessere interiore più complesso e duraturo del semplice benessere tradizionalmente associato alla felicità nelle culture orientali. Questo stato si raggiunge con l’accettazione delle esperienze sia positive che negative, equilibrando tra stati emotivi positivi e negativi e controllando il proprio stato mentale, quello che si ottiene con pratiche come la Mindfulness.

Gli autori dello studio ipotizzano che le persone con maggiore pace mentale hanno una capacità di autoregolazione emotiva più sviluppata (per fattori individuali, congeniti o appresi, o ambientali) o tenderebbero ad affrontare in maniera positiva le esperienze negative come strategia di coping, anche in modo non consapevole. Poiché i percorsi neurobiologici durante la fase REM sono gli stessi delle risposte agli eventi stressanti durante la veglia, queste persone avrebbero sogni colorati più positivamente.
Questo studio mostra inoltre che il contenuto emotivo dei sogni può essere usato come indicazioni della salute mentale.

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9 Febbraio 2018

 


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